Perché perdonare fa bene alla salute

Sentimenti repressi come rabbia, odio o rancore a lungo termine fanno male, non solo all’animo, ma anche al corpo. Il perdono è il rimedio più efficace. Fa bene al fisico e ci regala la pace interiore.

30.03.2022 Laetitia Hardegger 3 minuti

Un commento noncurante pronunciato da un’amica o un amico, un litigio con il partner o la partner: un conflitto irrisolto può incidere più a fondo di quanto pensiamo. Con i pensieri, torniamo sempre alla persona a cui non siamo proprio riusciti a perdonare qualcosa. Il nostro corpo è in continua allerta, con possibili ripercussioni negative sulla nostra salute. Pertanto, vale la pena fare qualcosa per contrastare tale situazione.

Gli studi mostrano che l’atto del perdono può avere effetti positivi su tutto il corpo:

  • il rischio di infarto cardiaco si riduce,
  • il colesterolo si abbassa,
  • la qualità del sonno migliora,
  • stress, stati d’ansia e depressioni calano,
  • le tensioni si allentano.

Perdonare è una forma di autoguarigione

Perdonare non è facile per tutti allo stesso modo: alcuni non perdonano chi ha scordato il loro compleanno, mentre altri riescono a perdonare perfino reati molto gravi. L’esperta della salute di Helsana Julia Pieh spiega: 

Quando si perdona, non si tratta dell’altra persona, ma di noi stessi. Si ritrova la pace interiore e ci si sente liberati

Pieh paragona il perdono alle grandi pulizie di casa: «Quando una persona ha riordinato e pulito tutti gli ambienti di casa, è pronta per qualcosa di nuovo. È nuovamente pronta a far entrare in casa ‹qualcosa di bello›. E non lo fa per fare contenti i vicini, bensì per se stessa.»

Il perdono si può imparare

Riuscire a perdonare non è come premere un pulsante. Pieh ribadisce che perdonare è un processo che si può imparare. Per farlo, occorrono pazienza e pratica: «Spesso si pensa di aver perdonato una certa cosa, ma l’argomento si ripresenta improvvisamente settimane dopo. Quindi si analizza l’argomento ancora una volta, magari da un’altra prospettiva.» 

Lo psicologo statunitense Robert Enright ha messo a punto un modello per agevolare il perdono. Consiglia di seguire questi quattro passi:

1. Consapevolezza dell’accaduto

Per riuscire a perdonare, è utile tornare a riflettere consapevolmente sull’accaduto e immedesimarsi nell’altra persona. Che cosa mi ha fatto offendere così? Perché questa persona ha agito in quel modo? Quali possono essere le sue ragioni?

Siamo tutti intrappolati in schemi mentali e preconcetti che continuano a metterci alla prova: se in passato un padre non è stato presente alla recita scolastica della figlia, in futuro quest’ultima tornerà a sentirsi ferita se l’amico o l’amica non saranno presenti a una sua importante conferenza.

2. Andare incontro al perdono

Perdonare non è sinonimo di debolezza. L’altra persona non deve meritarsi il nostro perdono. Lo facciamo per noi stessi. Questo atteggiamento ci aiuta a propendere per il perdono. È incredibile quanto questo passo sia liberatorio per il nostro corpo: la sensazione di nodo allo stomaco scompare e il cuore è più leggero.

3. Comprensione

Accettare il vissuto come irreversibile e rinunciare a reazioni quali ritiro, attacco e desiderio di vendetta è un importante processo di apprendimento. La raffinata arte del perdono consiste nello sviluppare comprensione senza giustificare l’atto.

4. Accettazione

La consapevolezza di quanto ci giovi liberarci delle sensazioni dolorose e dei pensieri negativi fa bene alla mente e al corpo. Trovano di nuovo posto i sentimenti positivi come compassione, indulgenza, clemenza e generosità.

Quando è difficile perdonare

Alcune cose sono veramente difficili da perdonare. Per questo processo interno può servire una vita intera, e a volte neanche basta. Ma in molti casi, perdonare è assolutamente possibile. Secondo uno studio dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, gli esseri umani sono fatti per perdonare il prossimo. Quando affermiamo «è un atto imperdonabile», spesso supponiamo che perdonare significhi accettare la ferita o l’umiliazione subita. Non è così: perdonare non significa automaticamente approvare il comportamento altrui.

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Il perdono non implica che l’azione dell’altro ci sembri migliore rispetto a prima. Continueremo a ritenerla inopportuna, sbagliata o ignobile. Ma perdonando decidiamo di non permettere più che questa azione continui ad avere ripercussioni negative sulla nostra vita. «Alle volte, quella del perdono non è una strada facile, ma vale la pena percorrerla», afferma Pieh. «Nessuno dall’esterno può stabilire quale sia il momento giusto per farlo. Lo si sente da sé. Soltanto chi lascia andare un fardello del passato può aprirsi a qualcosa di nuovo.»

Perdonare è gratificante

Fate qualcosa di buono per voi e perdonate il prossimo tutte le volte che potete. Chi perdona riduce lo stress negativo. E le relazioni positive giovano alla nostra salute mentale e fisica.

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