Digiuno terapeutico: pulizie di primavera per il corpo

Il digiuno terapeutico è popolare soprattutto in primavera. Rinunciare volontariamente ai cibi solidi attiverebbe la capacità di autoguarigione e ridurrebbe le reazioni infiammatorie nell’organismo. Vi mostriamo a cosa fare attenzione.

09.03.2022 Nina Merli 5 minuti

Il digiuno terapeutico ha una tradizione millenaria: già nel mondo antico Ippocrate lo elogiava come trattamento terapeutico per diverse malattie. Oggi, dopo quasi 2500 anni, sempre più fan del digiuno giurano che abbia numerosi effetti positivi su corpo e mente. 

Cosa si intende con digiuno terapeutico?

Il digiuno purifica corpo, mente e anima in modo naturale. Consentirebbe, ad esempio, di ottenere effetti benefici su patologie cardiocircolatorie, disturbi metabolici, emicrania, malattie croniche o dolori, di curare l’intestino e, dopo qualche sbalzo d’umore iniziale, di risollevare notevolmente l’umore.
Per queste «pulizie di primavera» interiori rinunciate ai cibi solidi per un periodo di tempo limitato. Così facendo, cambia il metabolismo, si attiva la capacità di autoguarigione e si riducono le reazioni infiammatorie nell’organismo.

Digiuno secondo Buchinger

Tra le diverse forme esistenti, una delle più celebri è il classico «digiuno terapeutico secondo Buchinger». Questa tipologia risale al medico Otto Buchinger, che nel 1920 aprì la sua prima clinica del digiuno. Durante la giornata, oltre a due o tre litri di acqua e tè non zuccherato, sono consentiti solo brodo di verdure a pranzo, un bicchiere di succo di frutta o vegetale al mattino e alla sera e un po’ di miele. Si possono assumere al massimo 500 chilocalorie al giorno, altrimenti il digiuno non risulta efficace.

Altre forme di digiuno

  • Metodo F.X. Mayr: questa cura porta il nome del dottor Franz Xaver Mayr che l’ha creata e mira a un risanamento di fondo dell’intestino. Si definisce una dieta di pane e latte perché al mattino e a pranzo si può mangiare un panino con il latte. In questo metodo si consiglia anche una cura di preparazione di una o due settimane, durante le quali si assumono solamente cibi facilmente digeribili.
  • Digiuno con i succhi: è una forma blanda di digiuno terapeutico, che di solito dura solo da tre a cinque giorni e prevede di assumere fino a un litro e mezzo di succo di frutta o vegetale al giorno.
  • Digiuno con i frullati: da tre a sei volte al giorno si beve a sorsi una tazza di orzo, avena, riso o semi di lino frullati. È l’opzione ideale per persone con mucose gastriche irritabili che fanno fatica a tollerare i succhi di frutta e vegetali.

Per iniziare a familiarizzare con il tema del digiuno o se non si ha ancora il tempo per una cura del digiuno classica, risulta utile anche il digiuno intermittente. Qui potete scoprire quali sono i vari metodi e quali risultati potete ottenere. 

Digiuno intermittente: Metodi e vantaggi

Quanto dura una cura del digiuno?

A seconda del metodo scelto, una cura del digiuno può durare da un minimo di cinque a un massimo di trentacinque giorni. Se optate per un digiuno superiore ai sette giorni, dovreste tuttavia seguire le indicazioni di uno specialista. Consultare medici o terapeuti prima di cominciare un digiuno è sempre opportuno anche quando si soffre di malattie pregresse croniche, stress, disturbi dell’alimentazione o si devono assumere regolarmente farmaci. Secondo l’associazione dei medici per l’alimentazione e il digiuno terapeutico Ärztegesellschaft für Heilfasten und Ernährung (ÄGHE), la durata minima appropriata per una terapia del digiuno è di sei-otto giorni che devono essere preceduti da una giornata disintossicante e seguiti da tre giorni di transizione per normalizzare le abitudini alimentari. Si raccomanda a chi non ha mai provato il digiuno di limitare la prima esperienza a cinque giorni.

Come ci si prepara a una cura del digiuno?

Se optate per una cura del digiuno da svolgere a casa, dovreste adattare di conseguenza i vostri programmi e non prendere assolutamente impegni durante il digiuno. Tranquillità e relax sono infatti importanti per questo tipo di cura quanto l’attività fisica regolare e leggera all’aria aperta. Per prepararsi al digiuno vero e proprio, dovreste pianificare uno o due giorni disintossicanti, durante i quali rinuncerete a caffè, alcol e altri generi voluttuari e punterete invece su un’alimentazione leggera fatta di verdure al vapore con riso, patate o una semplice insalata. Per diverse persone che hanno esperienza con il digiuno, depurare l’intestino con sale di Glauber o amaro la sera prima di iniziare rappresenta un rituale, mentre altre preferiscono non farlo. Nelle cliniche specializzate per il digiuno o per chi segue il metodo di Buchinger questa è però una consuetudine. 

Cosa succede nell’organismo mentre si digiuna?

Poiché il corpo non riceve alcun cibo solido comincia ad attingere alle sue riserve. Ecco cosa succede nell’organismo.

  • Per prima cosa, il corpo comincia a scomporre i carboidrati che sono presenti soprattutto nel fegato sotto forma di glicogeno.
  • In seguito, come riserve proteiche mobilizzabili, può contare su enzimi dell’apparato digerente, villi della mucosa intestinale, enzimi sintetizzati in modo errato («difettosi») e proteine strutturali superflue.
  • L’organismo scompone sempre più grassi per poter sfruttare acidi grassi, glicerina e chetoni come fonti di energia.
  • All’inizio del digiuno il cervello esaurisce la maggior parte del glucosio. Andando avanti con il digiuno, sono i corpi chetonici a provvedere al sostentamento del metabolismo cerebrale. L’organismo passa al risparmio proteico. Il metabolismo dei lipidi aumenta così fino al 95%.
  • Venendo a mancare gli alimenti l’intestino lavora al minimo. Le feci si riformano di norma solo dopo aver interrotto il digiuno.

In più, comincia l’autofagia, in cui il corpo comincia a scomporre proteine, grassi e organelli cellulari vecchi e danneggiati oppure superflui. L’autofagia consente di bilanciare la rimozione di vecchi componenti cellulari e la produzione di nuovi, rallenta il processo di invecchiamento, protegge dalle infezioni e previene diverse malattie. 

Digiuno del codice a barre

Il digiuno del codice a barre è stato inventato dalla blogger Sophia Reis. Nel 2014, durante il periodo quaresimale cristiano, ha avuto l’idea di rinunciare a tutti i generi alimentari già pronti, confezionati e dotati di codice a barre.

Il suo obiettivo non era semplicemente mangiare in modo più sano, ma di avere maggiore consapevolezza dei suoi consumi e fare acquisti più sostenibili. 

Quali effetti collaterali ha il digiuno?

Per via dei cambiamenti che avvengono nell’organismo, durante il digiuno terapeutico dovete assolutamente mettere in conto alcuni effetti collaterali. I principali sono:

  • Lievi disturbi circolatori
  • Tremolii
  • Mal di testa, spesso legati anche all’astinenza dalla caffeina
  • Stanchezza durante i primi giorni di digiuno

Soprattutto in caso di lunghi digiuni possono presentarsi effetti collaterali anche più gravi, ad esempio gotta, livelli elevati di acido urico, aritmie cardiache, disturbi gastrici, reflusso e altre problematiche. In questi casi non esitate a contattare immediatamente il personale medico.

Il digiuno aiuta a dimagrire?

Innanzitutto, il digiuno non è pensato come una dieta, bensì come una terapia. Tuttavia, la perdita di peso è un piacevole effetto collaterale, soprattutto per chi opta per una cura del digiuno più lunga perché dopo circa due settimane di digiuno il corpo perde grasso addominale.

Se però dopo aver seguito una cura del digiuno tornate subito a uno stile di alimentazione inadeguato i chili persi si ripresenteranno in poco tempo. Anche chi mangia in modo equilibrato deve tuttavia tenere conto di un aumento di peso. Durante il digiuno il corpo attiva il risparmio energetico, perché ha bisogno di meno calorie per funzionare. Se dopo il digiuno torna a ricevere più energia, non abbandona subito la modalità di risparmio e dunque si riprende peso. 

Avete domande sulla vostra salute?

Che si tratti di alimentazione ed esercizio fisico o di come affrontare una diagnosi ricevuta e sottoporsi ai trattamenti consigliati, da noi troverete risposte competenti e su misura. Le nostre e i nostri consulenti sulla salute vi forniranno informazioni utili e consigli pratici.

Fine del digiuno: come concludere la cura

La fine del digiuno rappresenta il momento in cui, a seguito di una cura del digiuno, potete tornare per la prima volta a mangiare qualcosa. A questo punto è importante non passare subito alla solita routine quotidiana, ma riabituare il corpo molto lentamente a un’alimentazione normale. Terapeuti e terapeute consigliano di concludere il digiuno mangiando una mela matura cruda o cotta. Gli acidi della mela stimolano la produzione di succhi gastrici. Venendo meno l’apporto di cibo, tutto il sistema digerente si è messo in pausa e ha bisogno di circa una settimana per tornare al pieno delle sue funzionalità. Prendetevi dunque tempo a sufficienza per concludere il digiuno, altrimenti dovrete fare i conti con nausea, vomito o problemi di digestione. La fine del digiuno è seguita da giorni di transizione in cui il corpo si riabitua lentamente ai cibi solidi. Come regola generale questo periodo dovrebbe durare un terzo della cura del digiuno, in ogni caso almeno tre giornate piene. In questi giorni, come in quelli disintossicanti, cercate di seguire un’alimentazione leggera, ipocalorica e povera di sale. L’ideale è mangiare zuppe di verdure, muesli di cereali, patate, verdure al vapore.  

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